La Comunicazione Massmediale nell'Epidemia Alzheimer (I.S.S. 25-09-2008)

Relazione presentata all'Istituto Superiore di Sanità il 25/09/2008

Pubblicazione ISS pagg. 35-36

Questa ricerca vuole esaminare la modalità con cui i Mass Media si occupano di un’emergenza socio sanitaria come quella dell’Epidemia Alzheimer, verificarne il ruolo, la funzione.

Campo di indagine e metodologia

Ciò è stato fatto attraverso l’osservazione di un campione di prodotti dell’informazione italiana, senza analizzarli singolarmente, ma individuando principalmente il taglio dell’articolo o del prodotto audiovisivo, per poi riflettere sul tipo di approccio che i Mass Media hanno in maggior parte adottato nei confronti della Demenza Senile e dell’Alzheimer. L’uso di internet è stato fondamentale per l’acquisizione dei materiali utilizzati. Le ricerche sono state effettuate per l’arco di tempo di un anno, che va dal luglio 2007 al giugno 2008.

 

Risultati

Dalla ricerca per parola chiave “Alzheimer” su i due quotidiani italiani più letti, Corriere della Sera e La Repubblica, è emerso che in poco più del 50% degli articoli pubblicati il termine Alzheimer compare solo incidentalmente, questo perché il vocabolo “Alzheimer” dal punto di vista linguistico è entrato, ormai, nell’uso comune. In quanto agli articoli che affrontano la tematica, si trovano in quantità maggiore quelli inerenti le iniziative, la diagnosi e la cura, ma in un modo che non tiene conto dell’aspetto assistenziale. In proporzione sono veramente pochi i contributi che trattano di diagnosi precoce e dimensione assistenziale. Complessivamente da questi articoli emerge un quadro parziale rispetto alla realtà dell’Epidemia Alzheimer.

Dal monitoraggio dei telegiornali effettuato il 21 settembre 2007, XIV° giornata mondiale dell’Alzheimer, su 11 edizioni, un solo servizio ha trattato il tema, quello del Tg4 delle 13,30, che non è entrato nel complesso degli aspetti più problematici, come diagnosi precoce, difficoltà assistenziale e consenso informato. Nei mesi a seguire, un contributo positivo invece è stato dato dalla redazione del Tg 2 con due prodotti che entrano nel merito dell’emergenza assistenziale, riuscendo a disegnare un quadro abbastanza completo della problematica.

Da internet, tramite i motori di ricerca si trova una notevole quantità di pagine e siti attinenti al tema. Spesso si trovano dei siti che realizzano delle vere e proprie rassegne stampa tematiche, permanenti. Quello che emerge dalla mole informativa che attraversa la rete è un fenomeno già ravvisato in passato riguardo i media, ovvero la possibilità di disinformare, non informando poco, ma al contrario, inondando il lettore di notizie che trattano parzialmente la problematica, senza affrontare quegli aspetti di rilevanza sociale, che interessano realmente al cittadino coinvolto nel problema di cui si scrive.

Un fenomeno recente può essere fatto risalire alla pubblicazione dello studio della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Healt, riportato nella rivista Le Scienze (Il mondo che invecchia - L'epidemia di Alzheimer prossima ventura - 12 giugno 2007), in cui si afferma che: “Se non verranno attuate alcune misure preventive per rallentarne la progressione si avrà un impatto enorme sulla salute pubblica”. Da allora sono stati scritti articoli, su diversi organi informativi, che suggerivano, per sconfiggere l’Alzheimer, una serie di atti preventivi, come ad esempio: una buona attività motoria giornaliera; una alimentazione sana; allenare il cervello con le cruciverba. Questo tipo di notizia può infondere il dubbio che tutto sommato si è ammalato di Alzheimer solo chi non ha seguito quel preciso stile di vita. Articoli simili, di fatto, distraggono dalle reali problematiche che richiederebbero un insieme di azioni sociali, politiche, culturali.

 

Conclusione

La sensazione che si è avuta nel realizzare questa ricerca è quella di una dimensione comunicativa molto complessa, per la quale è vero che non si può dire che dell’Alzheimer si parla poco, ma è altrettanto vero che ai destinatari di questi articoli e dei servizi audiovisivi non può non essere ingenerata confusione, poiché il principale messaggio è dato dall’ansia dell’aspettativa per la cura ed il vaccino, che non poche volte ha provocato illusioni. In un contesto comunicativo come quello italiano, osservare quale sia il rapporto tra il sistema dell’informazione e la realtà della Demenza Senile vuol dire, soprattutto, muoversi in un ambito estremamente problematico, che vede: un panorama bloccato su posizioni di forte controllo dei canali comunicativi; un sistema che privilegia l’elemento spettacolare e sensazionalistico, tarato sulla frequenza dell’emotività, che pone forti accenti alla dimensione estetizzante, più che a quella etica. È proprio la dimensione etica, quella che può restituirci una reale comunicazione umana. Se l’etica della comunicazione entrasse di più nella pratica quotidiana dei professionisti dell’informazione, sicuramente avremmo un sistema comunicativo orientato di più verso i bisogni delle persone. Secondo Karl Otto Apel, teorico e fondatore dell’Etica della Comunicazione: “se i media soddisfano bene il loro compito, e cioè: se non vi e’ alcuna manipolazione, alcuna deformazione o blocco di informazioni a causa di interessi di parte, sussiste oggi una possibilità assolutamente inedita. Quella di tenere continuamente informata, su quel che accade, un’opinione pubblica mondiale che si interroga criticamente”[1].

Quella di comunicare, o meglio compartecipare[2] (traduzione letterale dell’accezione tedesca) è un’azione di cui sente il bisogno soprattutto chi è coinvolto nel problema. Il malato di Alzheimer ed il suo familiare, dal punto di vista comunicativo, alla loro richiesta di aiuto hanno bisogno soprattutto di una risposta sociale, e non di una informazione che non entra e non vuole entrare nel problema complessivo dell’Epidemia Alzheimer.

[1] Intervista a Karl Otto Apel di Vincenzo Moreno "Etica della Comunicazione", 24 aprile 1991, Napoli Vivarium

[2] Adriano Fabris (a cura di), Guida alle etiche della comunicazione, Edizioni ETS, 2004, pag. 15